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Storia dei tappeti orientali

(In foto il più antico tappeto annodato pervenuto ai giorni nostri, datato al V-IV secolo a.C)

Storia dei tappeti orientali – indice: 

Il tappeto orientale si riconosce per la caratteristica di essere un tappeto annodato. Le testimonianze di fonti letterarie tramandano la storia dei tappeti orientali, dal luogo al tempo d’origine. Queste  fonti raccontano come il tappeto veniva usato e commercializzato tra le popolazioni antiche.

I primi ritrovamenti nella storia dei tappeti orientali

I primi frammenti di tappeti annodati sono giunti a noi attorno al VI secolo d.C. dall’Egitto e dalla regione del Turkestan cinese. Ad un periodo successivo invece, riconducibile al XII e XIII secolo, risalgono semplici manifatture della Turchia durante il dominio dell’impero selgiuchide. Tali ritrovamenti lasciarono presumere che le popolazioni nomadi dell’epoca avessero l’esigenza di trovare un rimedio al freddo patito negli accampamenti. La soluzione migliore si è riscontrata nella lavorazione di materiali più morbidi e avvolgenti delle pelli degli animali, per realizzare una base con cui coprire la superficie delle tende in cui le tribù alloggiavano.

Successivamente, tuttavia, si capì che il tappeto non aveva soltanto una funzione pratica bensì uno scopo più nobile: quello di costituire una forma d’arte dall’accurata e raffinata tecnica di lavorazione.

Il tappeto di Pazyryk

Nella storia dei tappeti orientali, di fondamentale importanza è stata la scoperta del tappeto di Pazyryk. Questo tappeto prende il nome dal luogo in cui è stato ritrovato: una vallata cosparsa di tombe a tumulo in Russia. Gli archeologi si sono meravigliati della sua conservazione per l’integrità che aveva mantenuto nel tempo. Era stato sepolto sotto una spessa lastra di ghiaccio per ben venticinque secoli. Nel’anno 1949 fu ritrovato e giunse fino a noi poiché da lì non fu mai prelevato, nonostante i saccheggi avvenuti nei tumuli.

Il tappeto Pazyryk è considerato un capolavoro di bellezza e tecnica esecutiva: rappresentazioni di cavalli, cavalieri e alci ornano le cornici interne ed esterne del tappeto, mentre sullo sfondo si osserva un ripetuto motivo che richiama la croce di Sant’Andrea. I colori dominanti sono le tonalità del rosso e del giallo, la cui funzione decorativa è arricchita da altre sfumature più chiare e di colore azzurro.

Gli archeologi sovietici sono d’accordo nel ritenere che il tappeto sia stato opera delle tribù nomadi delle steppe asiatiche che vagavano attorno alle tombe della valle di Pazyryk. La scoperta di resti di un altro tappeto annodato nei pressi dello stesso luogo ha confermato successivamente l’utilizzo e la lavorazione di questi tappeti da parte delle popolazioni nomadi. Anche le rappresentazioni animali del tappeto Pazyryk risalgono alla tradizione dei popoli sciti che dovevano proteggersi dai venti gelidi delle steppe. La sua forma e dimensioni fanno presumere che esso fosse utilizzato anche come sella del cavallo. Tale animale, del resto, svolgeva un ruolo fondamentale nella loro esistenza.

Le fonti greche nella storia dei tappeti orientali

L’esperienza necessaria alla realizzazione del tappeto di Pazyryk dimostra come la sua lavorazione fosse una tradizione già diffusa nel V secolo a.C. Fonti letterarie successive hanno continuato ad esaltare questa tradizione: si tratta dei poemi epici dell’Iliade e dell’Odissea riconducibili al X e XI secolo ad opera del poeta greco Omero.

Nei vari libri del poema spesso sono citati “tappeti purpurei e panni di lana vellosi” sfiorati dai piedi delle divinità o preparati dalle ancelle per ricevere gli ospiti od accogliere i guerrieri rientranti dalla battaglia. Gli stessi eroi delle opere ritenevano spiacevole sciupare tali manufatti considerati preziosi e meritevoli di essere calpestati solo dagli dei.

Alcune testimonianze sul commercio dei tappeti ci provengono dallo storico Ateniese Senofonte. Costui racconta della città di Sardi, capitale del regno di Lidia all’epoca, oggi attuale Turchia, come importante centro di lavorazione dei tappeti e fondamentale snodo di scambi commerciali tra la Grecia e l’oriente.

Dalla Persia agli arabi

Durante la dinastia dei Sasanidi in Persia, la capitale Ctesifonte è stata saccheggiata prima dai bizantini e poi dagli arabi. Nel bottino di questi popoli viene fatta menzione di preziosi tappeti, in particolare del “Bahar i Cosroe”. Tale tappeto risale alla dinastia del sovrano Sasanide Cosroe I e raffigura un giardino in primavera, abbondantemente ricamato da sembrare un arazzo.

La storia dei tappeti orientali si intensifica con la conquista araba della Persia: numerosi pellegrini arabi infatti hanno documentato l’abitudine persiana di ricoprire i pavimenti di tappeti. Ma la vera arte del tappeto si sviluppa con la dinastia dei Selgiuchidi, i quali si mostravano attenti a molteplici forme d’arte. Le donne autoctone si destreggiavano nella tessitura dei tappeti e allo stesso tempo si costituirono numerosi centri di produzione fra cui ricordiamo la provincia di Fars e la regione del Qainat.  I tappeti ivi prodotti sono stati utilizzati anche nei periodi successivi in cui la Persia si trovava sotto la dominazione mongola. Il sovrano mongolo Gengiz Khan usava arricchire le sue dimore con tappeti purpurei provenienti dal Fars.

La storia dei tappeti orientali dopo il tappeto di Pazyryk

Dalla scoperta del tappeto di Pazyryk la storia dei tappeti orientali riscontra, negli ultimi secoli, poche tracce di tradizione.

Alcuni tappeti annodati dalla lavorazione modesta e primitiva risalgono al VI secolo d.C. nella zona del Turkestan cinese ad opera di due archeologi, uno inglese e uno tedesco. Questi presentavano soltanto semplici colori e bozze di disegni.

L’XI secolo ci ha lasciato alcuni frammenti di tappeti di piccole dimensioni tali da non consentire l’individuazione del tipo di decorazione su di essi elaborata. L’unica certezza è che si tratta di modelli annodati ritrovati tramite uno scavo nella città del Cairo. Ora sono esposti nel Metropolitan Museum di New York.

Conservati oggi nel Turk ve Islam Eserleri Muzeum di Istanbul sono dei frammenti di tappeti risalenti al XII e XIII secolo provenienti da una moschea dell’antica capitale dei turchi Selgiuchidi, oggi piccola cittadina dell’Anatolia. Sono esemplari molto primitivi lavorati con fili di lana e decorazioni geometriche di semplice artigianato.

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